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Riunione del 14 luglio a Roma sulla questione del riordino delle Province.

Rituale scontato: il sottosegretario introduce, tutti si lamentano di avere avuto all’ultimo momento lo schema di decreto. Viene illustrato il decreto attuativo della legge di stabilità’ anno 2015, decreto che fissa le regole per la mobilità dei dipendenti dichiarati in soprannumero nelle disciolte province.
Intervengono Uil, Cisl e Cgil contestando ritualmente che il decreto è una sezione di un tutto che non condividono in quanto con logiche e procedure frazionate in assenza di una regia organica.
Finito di parlare confederali il sottosegretario dice di essere chiamato ad altri impegni e se ne va.
Intervengono altre sigle contestando:
- che la parte politica se ne era andata e quindi il rituale era già concluso;
- che non c’era coordinamento in quanto le Regioni stanno andando in ordine sparso, solo 6 hanno legiferato ed anche in modo contrastante e disorganico;
- che non c’è chiarezza e certezza sulle garanzie occupazionali anche se il sottosegretario ha sostenuto che la continuità del rapporto di lavoro è fuori discussione;
- che non c’è un quadro d’insieme (di rango legge costituzionale) che definisca in modo univoco le competenze di regioni ed enti subregionali,
- che assegnare la polizia provinciale (che ricopre specifiche competenze in materia ambientale) ai comuni vuol dire abbandonare i controlli sull’ambiente per aumentare i vigili urbani.

Da una lettura sommaria dello schema di decreto si rileva che:

• il testo è uno scadenzario attuativo di una procedura più complessiva basata su una finzione: che cioè il meccanismo della programmazione e gestione dei fabbisogni nella P.A. sia un sistema organico di norme funzionali, chiare, da tutti accettate e rispettate.
• La definizione delle vacanze sulla base dei “fabbisogni”,infatti, presuppone che tutte le P.A. rispettino il d. lgs. 165 e che predispongano il programma triennale del fabbisogno sulla base di un’analisi dei carichi di lavoro, la descrizione di strutture organiche e funzionali, assemblate su competenze omogenee ed esaustive, con la previsione di dotazioni di personale descritte per livelli di inquadramento e profili. Questa è la teoria, ma nella pratica succede che le Regioni elaborano un piano del fabbisogno meramente numerico (quindi non per profili) e senza aver mai provveduto ad una analisi dei carichi di lavoro. Poi si succedono le modifiche strutturali, lasciando invariato il quadro dei fabbisogni e si continua nel contempo a reclutare personale dirigenziale esterno con contratti a termine di tre o cinque anni. Quindi eventuali soprannumerari delle province non possono aspirare ad occupare tali posti in quanto saranno occupati ben oltre il biennio disponibile per trovarsi una collocazione.

Rimane infine il problema delle professionalità specifiche nella dirigenza; lo schema di decreto non parla di profili. Nella dirigenza spesso non si considerano i ruoli tecnici; come avverrà dunque la mobilità?

La DIRER-COSMED chiede:

• che siano aperti subito i tavoli sui fabbisogni di personale nelle Regioni per gli anni 2015 e 2016 convocando le OO.SS. per fare chiarezza sulla disponibilità di posti;
• che vengano sospese nel frattempo tutte le assunzioni di dirigenti esterni ed i comandi da altre amministrazioni;
• che vengano stabilite regole chiare per la mobilità, in relazione a specifiche professionalità tecniche al fine di evitare vestitini su misura per soggetti ben individuati o non individuabili per cui i posti risultano o preassegnati o inassegnabili;
• che sia garantita la tenuta dei salari e delle competenze acquisite dal personale del Province in mobilità.

BOZZA DECRETO SU CRITERI MOBILITA’ PRESONALE PROVINCIE

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